La tragica storia di 20 bambini ebrei, deportati da Francia, Italia, Olanda, Polonia e Slovacchia prima al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau, poi nel campo di concentramento tedesco di Neuengamme (Amburgo), dove divennero vittime degli esperimenti medici e della brutalità insensata della politica dello sterminio del Terzo Reich. 248 pagine, con documenti inediti, testimonianze, dati e mappe, una sezione “Chiarimenti” ampliata di voci e di link a musei, memoriali, informazioni, libri.
In una fredda mattina di novembre del 1944 l’uomo nero si vestì di infame cattiveria: il dottor Mengele, l’angelo della morte, si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…”.
Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1945 nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm 20 bambini ebrei, dopo essere stati sottoposti a inutili esperimenti medici, vennero uccisi insieme ad altri quattro prigionieri adulti: due medici francesi e 2 infermieri olandesi.
Questo libro è la ricostruzione puntuale e documentata della storia di 20 bambini ebrei, deportati da Francia, Italia, Olanda, Polonia e Slovacchia prima al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau, poi nel campo di concentramento tedesco di Neuengamme (Amburgo), dove divennero vittime degli esperimenti medici e della brutalità insensata della politica dello sterminio del Terzo Reich.
La cronaca dell’orrore perpetrato sui 20 bambini dal medico, criminale nazista, dottor Heissmeyer e dai suoi complici, ripercorre la tragica catena di vicende – l’arresto, la detenzione nel campo di Auschwitz-Birkenau, la separazione dai genitori, gli esperimenti medici e il terribile epilogo – attraverso documenti inediti, testimonianze, atti processuali, azioni di giustizia e di “non giustizia” eseguite nei confronti dei carnefici coinvolti nella vicenda.
Un libro che non sarebbe stato possibile senza la tenacia e lo sforzo condotto dal giornalista tedesco Günther Schwarberg, che per primo ha intrapreso le ricerche per preservare dall’oblio i 20 bambini uccisi Bullenhuser Damm, salvaguardandone così il ricordo per sempre. A lui, l’angelo dei 20 bambini, è dedicato un intero capitolo del libro di Maria Pia Bernicchia che, proprio da Schwarberg ha ricevuto il testimone per non dimenticarli mai.
Il volume è corredato da un congruo apparato di note storiche, riunite nella sezione “Approfondimenti & Chiarimenti”, indispensabile per chi voglia approfondire l’argomento.
LA VERSIONE eBOOK, disponibile nei formati mobi (per Amazon Kindle, sia app, sia device) ed ePub (per tutti gli altri lettori), facilita la consultazione e completa l’approfondimento dei temi trattati. Si potrà infatti usufruire con un semplice click di documenti, informazioni, approfondimenti consultabili soltanto tramite il nutrito apparato di link e rimandi a siti web attivi nella versione digitale.
Maria Pia Bernicchia è nata e vive a Verona. Ha studiato lingue straniere e ha insegnato lingua, cultura e civiltà tedesca per oltre trent’anni. La scuola è stata la sua vera passione. A vent’anni, dopo aver visitato il campo di Dachau decide che avrebbe “tenuto vivi i morti”. Da allora ha iniziato ricerche e approfondimenti, ha seguito corsi di aggiornamento, si è appassionata alla cultura, alla lingua e alla storia ebraica. La “Memoria” è diventato il tema della sua vita. Il suo primo incontro con i 20 bambini di Bullenhuser Damm avviene il 23 giugno 1996, alla Scuola Statale “Tullio Lenotti” (Verona), dove l’insegnante Maria Pia Priolo assieme alle colleghe presenta ad alunni, loro famigliari, autorità, e molti invitati il dossier sui Diritti dei Bambini, che era stato dedicato a Sergio de Simone come esempio di violazione di tutti i Diritti dell’infanzia. A richiamarmeli al cuore ci ha pensato, nel 1999, l’attuale direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti. I 20 bambini di Bullenhuser Damm le hanno in seguito preso il cuore e con pazienza e determinazione perché non fossero dimenticati, perché il tempo non se li portasse via, ha ricostruito il puzzle delle loro giovani vite, dando vita nel 2004 alla prima edizione di questo libro, alla sua sesta ristampa e quarta edizione nel 2021.
Novità dell’edizione 2021
A 76 anni dall’epilogo della storia che riguarda 20 bambini ebrei, provenienti da tutta Europa, assassinati nella notte del 20 aprile del 1945 nello scantinato di una scuola elementare di Amburgo, a Bullenhuser Damme, Proedi Editore pubblica una 4a edizione: nuova nel formato, nella copertina e con ulteriori importanti aggiornamenti sui Numeri tatuati e il Nome di uno dei 20 bambini.
Il formato, rispetto a tutte le precedenti edizioni è diventato più grande per rendere più agevole lo studio e la consultazione di questo libro che, dal 2004 a oggi, attraverso una ricerca incessante, l’aggiunta di documenti, testimonianze e un sostanzioso apparato di note in appendice, è diventato uno strumento di conoscenza e di approfondimento soprattutto per i ragazzi delle scuole medie e superiori e i loro insegnanti.
E per ribadire che la tragica vicenda dei 20 bambini di Bullenhuser Damm appartiene a una delle pagine più buie della storia del XX secolo, la Shoah dei bambini, nella nuova copertina troviamo l’immagine dell’abbraccio fra mamma Rosa e il suo piccolo Roman sottolineata dal titolo tratto dalle ingannevoli parole usate da Mengele – l’angelo della morte di Auschwitz-Birkenau – per scegliere i 20 bambini da inviare nel laboratorio sperimentale istituito nel lager di Neuengamme dall’ambizioso dottore-carnefice Kurt Heissmeyer.
A contrastare l’odio e la morte su cui ci si sofferma in particolare nella seconda e terza parte del libro, completa la copertina una fascia di luce gialla, calda e vitale, timbro al valore della Memoria che in queste 246 pagine viene restituita ai “nostri” bambini insieme alla vita e all’amore che furono loro negati.
L’aggiornamento sui Numeri tatuati apportato nella 4a edizione nella prima parte dedicata ai bambini, permette di documentare ulteriormente la veridicità di quanto accadde loro. Chi fa ricerca sa infatti che la conoscenza del numero tatuato permette di risalire al Nome dei deportati e al giorno e al mese in cui furono internati, in questo caso, ad Auschwitz-Birkenau, macchina della morte, serbatoio dal quale attingere manodopera schiava o materiale umano per effettuare orribili quanto inutili esperimenti medico-scientifici. Inoltre è ormai assodato che se si conosce il numero del parente con cui un bambino fu deportato si può con molto probabilità risalire al numero del bambino, fermo restando che i maschi vengono sempre tatuati con gli uomini e le femmine con le donne.
Infine, grazie all’ostinazione dell’autrice e alla determinazione di una ricercatrice del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), Alberta Bezzan, e al ritrovamento del suo certificato di nascita, è stato possibile presentare in quest’ultima edizione Sourcis Goldinger con il suo vero Nome, Sara Goldifinger, che oggi sappiamo essere polacca, originaria dello stesso paese di Lea Klygermann – un’altra vittima della disumanità di Heissmeyer – e che il 20 aprile 1945 aveva 11 anni.
Dalle ricerche iniziate dall’angelo dei bambini di Bullenhuser Damm, il giornalista Günther Schwarberg, proseguite da Maria Pia Bernicchia, dall’Associazione dei Bambini di Bullenhuser Damm e da altri ricercatori, resta dunque una sola bimba ancora senza Nome, la piccola H. Wassermann, della quale ci resta solo la crudele fotografia scattata durante la sperimentazione sul vaccino della tubercolosi effettuata a Neuengamme. Forse resterà senza Nome la piccola H., ma non senza Memoria, soprattutto se la sua storia, identica a quella degli altri bimbi inghiottiti nella Shoah verrà ricordata dalle giovani generazioni e da chi crede nella necessità di combattere l’Indifferenza che ha permesso questo ed altri orrori nella storia dell’umanità.
Una nuova edizione perché?
di Maria Pia Bernicchia
Una Nuova Edizione del libro “Chi vuole vedere la mamma… I 20 bambini di Bullenhuser Damm”. Vi chiederete perché.
Nel corso degli anni è cambiata la copertina, e comunque non è poco.
Da sempre si è scelto di portare alla luce un lavoro di ricerca che desse informazioni sempre più precise, certi che la veridicità è elemento essenziale perché la Memoria viva nel tempo. E proprio per questo è stato scelto un metodo di lavoro che portasse alla luce tutte le informazioni e le fotografie e i ricordi e gli indirizzi e i progetti di ogni bambino. Abbiamo evitato preferenze o inutili campanilismi. La tragedia è immensa, si presta ad una analisi e relativa sintesi del dramma Shoah in tutta la sua immane dimensione. Con questa tragedia come contenuto primario sono stati portati avanti seminari e incontri in scuole in tutta Italia e non solo.
Ricordo e l’incontro a Gerusalemme in un Liceo e al Village Goldstein con Ytzhak Reichenbaum, a Milano al Memoriale della Shoah, con Andra e Tati Bucci…
La Nuova Edizione mi permette di richiamare l’attenzione sugli esiti di un sondaggio che ho fatto dal quale deduco che i 20 bambini sono conosciuti soprattutto nelle scuole medie. Non vorrei si pensasse che questa è una storia tragica vera da far conoscere ai ragazzi adolescenti e basta. Questa eventuale valutazione ne riduce la valenza educativa. Io, che curo questo tremendo capitolo della Storia da decenni, dico che più adulti sono gli studenti meglio è perché permette di non perdere tempo con falsi pudori e inutili giri di parole… Ricordo un’assemblea in un liceo classico in Toscana: una studentessa si alzò e mi chiese che ne era stato delle tre infermiere che accompagnarono i 20 bambini da Birkenau a Neuengamme… con un nodo alla gola ho ringraziato il cielo che fossero adulti quegli studenti. Come avrei potuto rispondere la verità a dei ragazzini?
La Nuova Edizione è curata nei dettagli. Ha informazioni aggiunte che la ricerca porta a conoscenza. Ha una nuova copertina. Comincia questa storia con la domanda di Mengele nel titolo…. Chi vuole vedere la mamma… Abbiamo una sola foto di uno dei bambini fra le braccia della sua mamma. Una sola, e questo bambino è uno dei più piccoli. Questa mamma sopravvive e, incredibile, sarà l’unica che andrà a Neuengamme a portare fiori dove c’era il Krematorium, sarà la mamma che apre il documentario Rose bianche su sfondo Nero, la mamma che raccoglie tante informazioni attraverso la Croce Rossa Internazionale, che ci lascia appunti. Questa mamma, moglie del pediatra di Radom… delle mamme dei 20 bambini che ritornano da quell’inferno, questa mamma muore per ultima e come poteva chiamarsi se non Rosa…
Questa Nuova Edizione porta avanti la ricerca sui Numeri tatuati. Il metodo di lavoro può coinvolgere gruppi di studenti partendo da vari punti di vista. Solo chi lavora da anni nei centri di documentazione ne può cogliere l’importanza. E’ qui che la tragedia manifesta le sue dimensioni. E dal Numero si può risalire al Nome e al giorno e al mese contro ogni smentita. Inoltre se si conosce il numero del parente con cui un bambino viene deportato si può con molto probabilità conoscere il numero del bambino, fermo restando che i maschi vengono sempre tatuati con gli uomini e le femmine con le donne. Infine interessante anche verificare che la numerazione segue un ordine alfabetico, con tutte le storpiature nella trascrizione che il nazista avrà fatto.
Tatuare un Numero non è indolore.
Mai dimenticherò che al bambino arrivato a Birkenau per primo dei nostri 20 bambini il 4/4 del ’44, tatuato per penultimo di quel trasporto… Su quel braccio di bambino che era così bello il carnefice tatuò il numero 179614 il suo Nome è Sergio bambino per sempre insieme a Georges-André, Jacqueline, Walter, Roman, Lelka, Edo, Eduard, Bluma, Sara, Ruchla, Alexander, Lea, Marek, Sergio, H., Mania, Riwka, Roman, Marek, Eleonora.
Una piccola rivincita dell’Amore e della Vita sull’odio e sulla morte
Anche in questa 4a edizione 2021, l’autrice – che non ha mai ricevuto alcun riconoscimento economico personale per il lavoro svolto dal 2004 a oggi – ha aderito all’idea dell’editore di contribuire attraverso la vendita di questo libro al progetto delle “Case del Cuore” della Lega Italiana Lotta ai Tumori (LILT), istituito per offrire ai bimbi in terapia oncologica presso l’Istituto dei Tumori di Milano e residenti lontani dalla capitale lombarda, la possibilità di vivere le terapie in compagnia della loro mamma.
La storia di Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti, ovvero una carezza alla Memoria di 20 bambini
Nel 2004 Proedi Editore pubblicò per la prima volta la storia di 20 bambini ebrei provenienti da tutta Europa, vittime della barbarie nazista: deportati ad Auschwitz prima, usati come cavie umane in Germania poi e infine uccisi per cancellare le “prove” di un assurdo quanto inutile crimine. Era stata Maria Pia Bernicchia ad affidarcela, tradotta e adattata dall’opera di un giornalista tedesco, buono e coraggioso: Günther Schwarberg. Il primo ad aver reso nota al mondo la tragedia dei “20 bambini di Bullenhuser Damm” sulle pagine del settimanale “Stern” – che dall’8 marzo 1979, per sei settimane, la pubblicò insieme a parte degli Atti del Processo di Curio-Haus e alla sentenza – e, nove anni dopo, con il suo primo libro, Il medico delle SS e i bambini (tradotto in sei lingue). La tenace professoressa di tedesco veronese, dopo aver incontrato Günther, adotta i “20 bambini di Bullenhuser Damm” e decide di impegnarsi a fondo per restituire loro le carezza negate e la Memoria.Traduce, adattandoli, i libri di Schwarberg, contatta Proedi Editore e, insieme, danno vita a un “piccolo libro”.
Un “piccolo libro” destinato a crescere e a far crescere.
Nel 2004 si intitolava I 20 bambini di Bullenhuser Damm, e aveva 96 pagine.
Nel 2011, alla sua quinta ristampa, le pagine erano diventate 120. Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti era il suo titolo.
Nell’arco di sette anni ne furono fatte cinque ristampe, una versione in ebraico, una versione eBook nel 2012, sia in italiano, sia in inglese.
In diciassette anni, la storia dei “20 bambini di Bullenhuser Damm”, tenacemente accudita e ampiamente diffusa da Maria Pia Bernicchia e Proedi Editore, è entrata nelle scuole italiane, nel cuore degli studenti e degli insegnanti ed è diventata un riferimento anche per storici e ricercatori in Italia e nel mondo.
Molte sono state le iniziative parallele legate alla memoria dei “20 bambini di Bullenhuser Damm”, quali il sostegno derivante da parte dei proventi derivati dalla vendita del “piccolo libro” al progetto Gugulethu per la lotta contro la tubercolosi nei bambini sudafricani, al progetto case-accoglienza per bambini malati di tumore della Lilit, alla realizzazione della biblioteca del Memoriale della Shoah di Milano, senza contare i giardini di rose bianche, piantati in Italia, in Germania, a Gerusalemme e i parchi e le strade intitolati ai bambini e a Günther Schwarberg ad Amburgo.
Maria Pia Bernicchia e Proedi Editore hanno raccolto il testimone lasciato da Günther Schwarberg. Insieme hanno proseguito le ricerche, gli studi, hanno mantenuto i contatti con i parenti delle piccole vittime, hanno tessuto altre trame, hanno collaborato alla realizzazione del documentario prodotto da RAI STORIA, di Gianluca Miligi, Rose bianche su sfondo nero. I bambini di Bullenhuser Damm.
Così la storia dei “20 bambini di Bullenhuser Damm” è diventata una grande, indimenticabile storia.
Leggila e accarezza anche tu la Memoria dei “nostri” 20 bambini.